Quando trascorri un’infanzia serena inseguendo liberamente i tuoi sogni più grandi con vicino a te i giusti esempi da seguire non è difficile poi ritrovarsi adulti forti e determinati difronte le sfide ricorrenti che la vita ti propone.
Silvia Fuselli, da piccola, trascorreva il suo tempo correndo tra i filari con un pallone tra i piedi mentre il padre allevava con sacrificio i frutti della sua terra: da allora libertà, gioco, curiosità e voglia d’apprendere sono per lei un modo d’essere.
Ora è una donna adulta, con un recente passato da calciatrice (più di 50 presenze nella Nazionale Italiana) ed anche un nuovo progetto vinicolo in quel di Castagneto Carducci nella vocata zona di Bolgheri, terra di rinomati vini; in questa avventura professionale è affiancata dalla sorella Stefania nel progetto denominato “Le Vigne di Silvia”.
Nella seguente intervista traspare tutta la vitalità con la quale sta affrontando questo suo nuovo percorso fatto di sacrificio, costanza e grande passione per la vita di campagna e per la vite.
Ciao Silvia raccontaci qualcosa della tua cantina, dove si trova, le origini della tua famiglia e come è nata l’opportunità di acquisire dei terreni proprio a Bolgheri.
“Le Vigne di Silvia” è un progetto vinicolo sviluppatosi 8 anni fa all’interno dell’azienda agricola di famiglia che ha ancora oggi come attività principale la produzione di ortaggi e basilico per il pesto.
Tutto ebbe origine ad inizio anni 50 quando nonno Silvio Fuselli decise di lasciare Recanati per acquistare alcuni terreni dal marchese Incisa della Rocchetta ai tempi della “riforma agraria”; in quel periodo qui non c’era nulla e, per decenni, le colture agricole si concentrarono prettamente su frutta ed ortaggi. L’evoluzione in campo vinicolo arrivò con la nota intuizione del marchese che decise di allevare dei vitigni bordolesi: fu l’inizio dell’epopea legata al vino Sassicaia che ha trascinato, a partire dagli anni 70, la crescita e la considerazione mondiale nel settore di tutto questo territorio.
Passando ai tempi recenti nel 2014 a noi due sorelle fu proposto da mio padre l’opportunità di piantare il primo ettaro di vigneto per poi prendercene cura. Subito abbiamo pensato fosse questa una opportunità da cogliere così nel 2017 arrivò la nostra prima vendemmia.
Da piccola avevo due sogni: fare la calciatrice e la contadina.
Avendo già esaudito il primo non ho avuto dubbi nell’iniziare a perseguire anche il secondo impegno che ora mi assorbe totalmente.
Le nostre vigne si trovano nei pressi del viale di Bolgheri dal quale distiamo meno di 1 km, in territorio pianeggiante e confiniamo con aziende importanti come Ornellaia e Le Macchiole.
Com’è il rapporto con tua sorella Stefania e come siete organizzate
La nostra grande coesione nasce dall’essere profondamente diverse nei lati caratteriali aspetto questo che ci permette di completarci a vicenda. Lei tra le due è il “tecnico” essendo laureata in agraria ed anche diplomata sommelier AIS; anche lei, come me seppur per motivi diversi, ha viaggiato molto acquisendo esperienze specifiche nel campo della ristorazione.
In azienda io mi occupo un po’ di tutto seguendo ogni fase lavorativa e commerciale anche se in particolare prediligo la parte agronomica, il lavorare in campagna contribuendo alle attività di due collaboratori che mi supportano in questo. Particolare attenzione inoltre cerco di porla nel sviluppare l’accoglienza in azienda per divulgare in modo efficace tutto il valore dei nostri vini a coloro vengono a farci visita.

Il vostro progetto nasce da un’opportunità che avete colto ma come si è evoluto poi nel tempo?
Visto dall’esterno il pensare di poter disporre di terreni in un’area così rinomata sicuramente può sembrare una grande facilitazione iniziale ma posso assicurare che le difficoltà ci sono come in tutti progetti vinicoli; di base senza costanza e duro lavoro nulla evolve e può dare soddisfazione con profitto in questo settore.
Personalmente cerco di formarmi di continuo lavorando tanto su me stessa ed acquisire così le competenze necessarie per progredire in questo mondo tanto affascinante ma anche complesso. Vivo molto il senso di responsabilità verso la famiglia che mi ha dato questa opportunità ma anche verso le persone che mi aiutano come ad esempio i miei cugini che già producano vino e ci mettono a disposizione gli ambienti dove poter vinificare, oltre al loro bagaglio di conoscenza.
Hai speso una vita nei campi da calcio e ora i nuovi prati da calcare si trovano in vigna. Cosa porti con te ora dal tuo vissuto come sportiva?
Sicuramente la cultura del sacrificio è un valore alla base di entrambi questi miei percorsi; sono partita col volere fare il meglio possibile in un settore dove, per progredire, bisogna fare tanto!

E poi la passione. Dico spesso a chi lavora con me di accarezzare le barrique di tanto in tanto… si scherza ma fino a un certo punto perché credo che l’energia trasmessa nel fare il proprio lavoro possa contamini anche l’ambiente e il prodotto finale elevandolo ancora di più.
Bisogna inoltre considerare che produrre vini a Bolgheri significa confrontarsi con una realtà dagli standard elevati e per esser all’altezza di questo contesto bisogna di continuo investire su stessi. Senza sacrificio e passione pertanto risulta veramente difficile poter pensare di guardare lontano. Ci tengo poi ad affermare che, in questo momento, ho degli ottimi compagni di squadra. Mi sto “allenando” molto e so che la vera vittoria sarà sempre il veder apprezzato e compreso tutto il valore che si cela all’interno di un nostro calice di vino.
Una nuova partita entusiasmante da giocare con entusiasmo migliorando giorno per giorno.
“Produrre vini a Bolgheri significa confrontarsi con una realtà dagli standard elevati e per esser all’altezza di questo bisogna di continuo investire su stessi”.
Silvia Fuselli
Producete tre vini diversi ma molto identitari, puoi raccontarceli?
Abbiamo scelto di proporre tre vini in purezza prodotti con uve Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon che a Bolgheri storicamente offrono risultati eccelsi e poi il Vermentino.
Quest’ultimo è un vitigno a bacca bianca diffuso nella costa tirrenica e nel nostro caso trattasi di un clone di “Vermentino corso” che conferisce ai vini una struttura particolare, con una forte sapidità e mineralità, senza dimenticare l’acidità spiccata, che lo rende molto fresco, sebbene con un’alcolicità importante. Con il Vermentino facciamo anche un passaggio in legno per ampliarne lo spettro olfattivo e renderlo così più longevo portandolo all’altezza dei nostri rossi.
Con il Cabernet Sauvignon produciamo il nostro Bolgheri Rosso, un vino molto equilibrato, fruttato, intenso, mentre dal Cabernet Franc ricaviamo un classico rosso bolgherese in cui i tannini sono dolci e setosi e al naso si presenta fruttato con sentori speziati di sottofondo.
Tutti i nostri tre vini sono identitari, prodotti senza compromessi, nella specificità di ogni annata cerchiamo sempre la massima espressione del vitigno con un tratto comune di eleganza e balsamicità che li contraddistingue. In tutto questo la consulenza di Emiliano Falsini, il nostro enologo, è cruciale.
Quali le principali difficoltà fin qui incontrate e i momenti di massima gratificazione?
Partendo dalle difficoltà direi la parte burocratica, spesso le idee vengono contratte da aspetti che sembrano insuperabili che talvolta finiscono per condizionare alcune scelte.
La soddisfazione più grande invece è quella quotidiana del senso di libertà offerto dal lavorare in vigna, all’aperto, immersi nella natura con l’opportunità di metterti in gioco di anno in anno sapendo che molto (ma non tutto) dipende da te.
Il vostro territorio ha messo, fin dalle origini il rispetto e la conservazione dei suoi beni come elemento irrinunciabile a sostegno del suo sviluppo.
Tenuta San Guido che è anche un’oasi naturalistica, con il Sassicaia ha fatto da precursore ad un approccio nel rapporto con le nostre terre che ora è un riferimento tutti; una cultura centrata sulla biodiversità che va oltre il solo produrre vino che va a beneficio della qualità della vita di tutti ma anche della qualità del vino stesso.
Noi attualmente coltiviamo 5 ha e l’ambizione è quella di far convivere la produzione agricola con quella del vino; è un processo questo che stiamo cercando di avviare, forse la sfida più grande per me tra quelle che ho in cantiere.
Da tempo si registra un ritorno dei giovani al settore primario; cosa ne pensi e cosa ti senti di dire loro.
Dico che sicuramente questa è una via professionale che consiglio a tutti anche se, come diciamo da queste parti “la natura ti guarda in faccia” ovvero è un lavoro totalizzante, che non concede pause e bisogna essere pronti per questo. Di certo però la dignità e la soddisfazione che ti restituisce il lavoro in campagna con i frutti che sa offrire per me è unica e giustifica ogni sforzo.
Più in generale sappiamo che in Italia le nuove generazioni, anche nello sport, sono spesso denigrate quando invece dovremmo chiederci cosa realmente possiamo fare per supportare loro; dico ai giovani di inseguire i propri sogni a prescindere dai detrattori rimboccandosi le maniche ed investendo quanto più possibile su stessi. Per i buoni risultati, come la vigna ci insegna, è solo questione di tempo,
Grazie Silvia per aver condiviso con noi le tue passioni nella speranza di vederci presto nella tua cantina degustando i vostri vini!
Post di: Emanuele Ciot